Carlo Alberto Orsi se n’è andato. Ci ha lasciato un uomo vero e leale di quelli che oggi, nel linguaggio comune, vengono definiti “d’altri tempi” perché, se tra persone corre un impegno o una parola data, non si può che rispettarla e se ci sono delle regole non le possiamo infrangere. Carlo Alberto era proprio cosi, rigido prima con se stesso e con gli altri con un atteggiamento che lo ha contraddistinto sempre in ogni momento della sua vita. Se ne andato velocemente anche nella malattia che lo ha portato via, tenendo fede a quella caratteristica che lo fatto apprezzare nel suo percorso terreno come un vero sprinter di razza. Un velocista potente che lo ha portato a imporsi per ben due volte nel 1967 e nel 1969 per il titolo di uomo più veloce in Toscana e contribuendo con il suo prepotente avvio nella staffetta a due successi regionali della 4x100 nel 1966 e nel 1967. Nell’età matura degli anni “anta” ha saputo imporsi più volte anche nella categoria dei Master indoor e all’aperto. Chi lo ha frequentato non avrà certo difficoltà a definirlo un vero uomo di sport che del rigore e delle sue regole aveva fatto uno stile di vita. Per questo era solito dire mi piace l’atletica veloce perché si corre in corsia per far capire che nel confronto con gli avversari ci vuole una linea di separazione che non dia la possibilità di vedere scorrettezze come nuocere o essere disturbato dagli altri atleti. Aveva fatto il Nautico a Livorno tenendo forse fede alla sua origine elbana quasi a rinnovare la tradizione dei valorosi capitani di quella terra. Imbarcatosi giovanissimo nelle lunghe giornate a bordo dei mercantili, ingannava la noia allenandosi e curando la preparazione fisica. Una volta a terra ha contribuito alla fondazione della prestigiosa società Italsider che oggi ha prodotto il Centro Atletica Piombino portando il suo esempio di uomo e di atleta per dare le giuste dritte ai più giovani che hanno vestito in oltre cinquanta anni la gloriosa maglia gialla. In qualità di decano della società di atletica mi ritengo fortunato e sono orgoglioso di aver avuto e ricambiato la sua fraterna amicizia.